Fine Art: facciamo chiarezza!

Le parole “Fine Art” sono da qualche anno sulla bocca di tutti… tanto da chiedermi: “Cosa si intende realmente per Fine Art?”.

Mi sono documentata, ho parlato con i tecnici del settore ed ecco le mie conclusioni.

Fine Art nasce come definizione nelle tradizioni accademiche europee e significa bella arte:

“È un’arte sviluppata puramente per estetica e bellezza, all’opposto degli scopi meramente commerciali e di guadagno.”

Negli anni si è utilizzato questo termine in vari ambiti artistici. Tra questi ci sono anche la stampa e la fotografia, argomenti a me cari.

Per quanto riguarda la riproduzione tipografica, non esiste una definizione precisa di stampa Fine Art. Per tradizione, però, si definisce Fine Art una stampa su carta baritata (ma non solo), alla quale spesso seguono trattamenti speciali. È adatta ad essere esposta e conservata per lunghissimo tempo. Viene utilizzata nei musei e nelle gallerie d’arte. Un consiglio: evitate di avvicinare le parole “Fine Art” a stampante digitale… non si accostano molto bene.

Nella fotografia la definizione Fine Art è generalmente legata a scatti fotografici creati per soddisfare puramente la visione creativa dell’artista. Anche in questo caso si differenzia dalle altre forme di fotografia per la natura non commerciale del progetto.

Mettendo insieme fotografia e stampa Fine Art potremmo descriverle in questo modo: partendo da uno scatto che rappresenti la visione dell’artista, un’attenta post produzione che valorizzi l’ampiezza tonale (che implica quindi una conoscenza approfondita della gestione del colore), si passa quindi alla stampa. I dispositivi più adatti allo scopo sono plotter a getto d’inchiostro certificati ad altissima qualità che naturalmente dovranno essere perfettamente calibrati. La scelta del supporto cartaceo è fondamentale. Ce ne sono centinaia, tutte certificate, per garantire la durata nel tempo della stampa. Erroneamente si pensa ad una stampa Fine Art solo se stampata su carta speciale che ha cotone nella composizione. Niente di più errato: oltre alla fibra di pura cellulosa classica, possiamo trovare fibre di cotone, bambù, gelso, dafne, canapa e molto altro ancora.

Qui è necessaria una precisazione: l’introduzione nella cellulosa di elementi diversi crea delle irregolarità nella superficie del foglio che rende più difficile l’assorbimento dell’inchiostro. Questo significa che il risultato finale sarà meno fedele al file originario. Proprio per questo motivo le vecchie foto venivano stampate su carta patinata lucida: la più liscia, stabile e rodata presente sul mercato. In fase di stampa le competenze e la professionalità dello stampatore fanno la differenza.

Quindi ricapitolando: si può parlare di Fine Art se si parte da un file digitale tecnicamente perfetto, si usa una tecnologia di stampa Ink-Jet di ultima generazione, si fa uso di una precisa gestione del colore, si utilizza una carta certificata. Ecco bella e pronta la tua stampa Fine Art che potrà resistere per i prossimi 100 anni!

Questa è la mia idea. Cos’è per te Fine Art?

Grazie a Davide per il supporto tecnico e per rispondere con pazienza alle mie mille curiosità in merito alla stampa!

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