AI creatività purezza

L’AI, la creatività e il mito della purezza

Negli ultimi mesi ho ascoltato discussioni infinite su come l’intelligenza artificiale stia “distruggendo” l’arte e la creatività. Molti sono spaventati dall’idea di non riuscire più a distinguere tra realtà e finzione nel web (personalmente, su questo punto, ho sempre avuto pochi dubbi…).

Vorrei fare una riflessione.

Da quando esiste la fotografia, esiste il ritocco fotografico. Da quando esiste il video, esiste il montaggio. I puristi della fotografia sostengono che esista solo quella analogica e che il digitale abbia “rovinato tutto”. Lo stesso si diceva – e si dice ancora – della stampa. Ora l’AI sta semplicemente cambiando di nuovo le regole del gioco.

Il mio punto di vista è semplice: l’uomo si evolve continuamente, e la tecnologia ancora di più. Fossilizzarsi su ciò che è stato, senza guardare a ciò che abbiamo oggi, ha poco senso.

Io stessa ho iniziato a usare un computer nel 1986 e ad occuparmi di grafica digitale nel 1998, senza alcuna esperienza di progettazione pre-digitale. Mi mancavano molte competenze, che sto costruendo anno dopo anno. Questa ricerca continua mi ha reso una professionista migliore.

Lo vedo anche attorno a me: fotografi cresciuti con la pellicola e passati al digitale hanno competenze più ampie di chi ha iniziato direttamente con il digitale; programmatori “vecchia scuola” mantengono una pulizia di codice e una struttura spesso superiori a molti novellini. Chiaramente non sto parlando per assoluti.

E mi fa sorridere chi dice che l’unica foto “vera” sia quella uscita dal puro click della macchina fotografica. La realtà che percepiamo è già filtrata dai nostri occhi, ognuno con la propria fisiologia, e poi dall’obiettivo, dal corpo macchina, dalle impostazioni, dal profilo colore… insomma, già nel momento dello scatto la “purezza” è un concetto sfuggente.

Quindi, cos’è la realtà? Esiste una realtà digitale? Cosa è “vero” e cosa non lo è?
L’unica certezza è che l’AI esiste e la usiamo già da anni, anche se ora la percepiamo come più presente. Ci spaventa perché è nuova, o meglio, perché la conosciamo poco. Ma conoscere significa diventare consapevoli, la consapevolezza porta competenza, e la competenza ci permette di avere opinioni fondate e di scambiare prospettive in modo aperto e costruttivo per creare valore e armonia.

Troppo ottimista? Forse sì 🙂
Ma ora sono curiosa: tu come la vedi? Scrivilo nei commenti, mi piacerebbe davvero leggere il tuo punto di vista.

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